Tra scorie e terzo paesaggio
Il progetto fotografico indaga la natura del trauma privilegiando alcuni aspetti particolarmente significativi nella Valle del Belìce, ovvero la presenza di scorie e di Terzo Paesaggio.
Scorie come categoria concettuale per osservare in modo nuovo ciò che è presente nella Valle del Belìce a quarant’anni dal terremoto; Terzo Paesaggio come concetto teorizzato da Gilles Clément.
Scorie e Terzo Paesaggio sono presenti in egual misura nei paesi abbandonati e oramai diventati ruderi, nelle infrastrutture realizzate nell’immediato dopo terremoto per accogliere le baracche, nei nuovi paesi ricostruiti dopo molti anni lontani dai vecchi centri abitati.
I ruderi diventano scorie di un passato a cui sono legati i ricordi ed il vissuto di generazioni che si stanno via via assottigliando: i ruderi passano così dalla condizione di fonte di memoria per quanti in quei luoghi hanno vissuto a condizione di residuo, materiale che deturpa il paesaggio (ad esclusione del caso di Poggioreale Vecchia dove i ruderi sono ormai considerati elementi di un parco tematico). Tra i ruderi dei vecchi paesi la natura si sta lentamente ma inesorabilemente riappropriando dello spazio che le era stato sottratto: l’erba si sostituisce ai pavimenti, gli alberi crescono al centro delle case a cielo aperto.
I grandi terrazzamenti delle baraccopoli, con i muri di contenimento in cemento armato, i sistemi di risalita e collegamento tra un piano e l’altro, i basamenti lastricati, si impongono come enormi residui nel paesaggio, segni scarsamente visibili, ma incisioni profonde e resistenti nella morfologia del territorio. Queste città invisibili, senza più case (baracche), senza quasi più alcuna traccia della permanenza di centinaia di persone che le hanno vissute anche fino a quindici anni, sono oggi i luoghi privilegiati del Terzo Paesaggio, in quanto spazi abbandonati dall’uomo e privi di qualsiasi attività umana, lasciati allo sviluppo della biodiversità.
Nei nuovi paesi, opere slegate da qualsiasi necessità reale o incompiute da decenni sono già passate allo stato di residuo, scoria. Nei centri che furono marginalmente interessati dal sisma, i ruderi provocati dal terremoto sono stati circondati dalla nuova edificazione e sono scarto di un passato ormai rimosso. Al tempo stesso molti sono nelle nuove città gli spazi irrisolti o non controllati dove può svilupparsi il Terzo Paesaggio.
Il lavoro fotografico come un atlante mette in relazioni figure che attraversano spazi e situazioni temporali diverse. Quello che si trova nei ruderi delle città abbandonate si ripropone nelle baraccopoli e ritorna nei nuovi insediamenti. Immagini analoghe legano condizioni apparentemente distanti, in realtà strettamente legate in quanto esito di un comune evento traumatico.
2009